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Assunzioni nella P.A., come valutare le caratteristiche comportamentali e le attitudini
Sta avvenendo per legge, quindi d’imperio, peraltro in modo generalizzato che vale per tutti. È vero, avremmo preferito un atto di volontà, quindi consapevole, delle singole Amministrazioni. Ma guardiamo il bicchiere mezzo pieno: si tratta in ogni caso di un primo passo avanti nella giusta direzione di costruire la Pubblica Amministrazione moderna che sogniamo.
Lo diciamo da anni: un Dirigente, una Posizione Organizzativa, un direttivo, ma anche uno sportellista, un agente di Polizia Municipale, un infermiere…, possono essere super preparati nel loro lavoro. Ma se poi si rapportano con colleghi e utenti in modo spigoloso, conflittuale e umorale, se sono preda delle emozioni e trasformano in rissa verbale ogni interazione, beh, rischiano di fare più danni di quanti vantaggi l’Ente trae dalle loro abilità tecniche.
Con riferimento a queste ultime stiamo parlando della capacità di prendere una decisione rapidamente, di promuovere e sviluppare una riorganizzazione, di condurre una trattativa, di coordinare una riunione. E anche di gestire i collaboratori, che significa delegare compiti, assegnare ruoli, dare feedback e dispensare punteggi in sede di valutazione, nonché far crescere nuove professionalità, motivare il team, ascoltare le persone, essere persuasivi e convincenti, respingere le critiche, fino a calmare gli animi quando l’atmosfera in ufficio si fa tesa a causa di vecchie ruggini tra colleghi.
Quanto alle competenze trasversali, il riferimento è soprattutto alla gestione della pressione da super lavoro e alla capacità di comunicare in modo da smussare gli angoli e andare dritti al nocciolo delle questioni, esprimendo un forte orientamento alle soluzioni.
Guarda caso, al di là dell’attuale previsione normativa, si tratta proprio delle attitudini che ci sentiamo richiedere con più insistenza ai corsi. Non ci resta che prepararci. Non solo perché oggi lo impone la legge, ma anche perché senza tali abilità rischiamo da fare uno sforzo enorme (e francamente inutile) per ottenere sempre gli stessi risultati.
Domandone
Come misuro nei candidati, io Commissione esaminatrice, la presenza delle soft-skills?
In due modi.
1. Attraverso un assessment scritto: il solito freddo e anonimo test, corretto da una macchina, con cui faccio il compitino e rispondo alla più bieca logica dell’adempimento. Ma così spreco l’occasione di crescita offerta dal Legislatore. Oppure…
2. Facendomi affiancare da chi fa questo mestiere, che attraverso simulazioni di situazioni reali valuta sul campo le abilità del candidato di sbrogliare matasse complicate presto e bene.
A questo punto altro domandone: come sviluppo le soft-skills in chi ho appena assunto? E qui la risposta è una sola: attraverso la formazione, costante e a tappeto, ad ogni livello.
Eh, ma la formazione costa! Mi sembra di sentirvi. Vi rispondo con una frase di Barack Obama: «Se pensi che la formazione sia cara, pensa a quanto ti costa l’ignoranza».
Quali sono le conseguenze (e dunque anche i costi) di una riunione mal gestita, dove si alimenta tensione tra due dirigenti? O di una litigata tra due colleghi? O di un gesto di stizza allo sportello con un cittadino? O di un report scritto male e poco chiaro, trasmesso da un ufficio a un altro?
Ad maiora!
P.S.
Per scoprire cosa offre COACHING P.A. al proposito puoi cliccare qui.