La lezione (gratuita) di Garella

Correva l'anno 2003

Vi voglio raccontare di quella volta in cui incontrai Claudio Garella e della lezione di vita che mi regalò. E che può essere utile anche a voi. Non ve ne parlerei se pensassi il contrario. 

Era il 2003 e lo conobbi per caso. Quell’anno, fresco di laurea, iniziai la pratica legale in uno studio civilista di Torino. Un giorno in sala d’attesa intravvidi un signore vicino ai cinquant’anni, alto quasi due metri e ben piazzato. Lo guardai meglio e riconobbi proprio Claudio Garella!

«Ehi, ma tu sei l’ex purti di Verona e Napoli, vero?».
«Seee», rispose senza guardarmi in faccia, giusto per non essere scortese.

Non chiedetemi come, non chiedetemi perché, fatto è che gli assestai a bruciapelo una domanda a prima vista stramba, ma che evidentemente toccò una qualche corda in lui, che infatti si animò subito. 

«Dimmi, ma quando i tifosi avversari ti fischiavano, tu come reagivi? Perché non è facile reggere per 90 minuti una curva che ti insulta e…».

Mi interruppe.

E qui viene il bello. Mi fissò dritto negli occhi e, con sguardo fiammeggiante, mi rifilò questa risposta: «Mi caricavano ancora di più».

Una filosofia valida in ogni situazione: «Vita, mi metti i bastoni tra le ruote? Vita, dissemini inciampi e ostacoli lungo il mio cammino? E sai che c’è…? Io mi carico ancora di più! Perché ho chiaro l’obiettivo e so cosa voglio». Stringi stringi, il nocciolo è questo. 

Una lezione che non ho mai più dimenticato.

Purti Garella, buon viaggio e grazie!